Dimissioni

Written on February 20, 2009

La prima reazione, a caldo, è stata “ce l’ha fatta ancora”.

Il presidente del consiglio entra di peso nella campagna elettorale in Sardegna, il principale esponente dell’opposizione no, ma a pagare le conseguenze della sconfitta è quest’ultimo. Ah, certo, Berlusconi si è detto pronto a subire le conseguenze del voto, dichiarando “ci ho messo la faccia” — sì, dopo la terza proiezione che dava il suo candidato in vantaggio di 5 punti. Domanda retorica: avrebbe fatto lo stesso in caso contrario? Se i sardi non avessero creduto al mito perpetuo del grande imprenditore, e non si fossero fidati delle sue valutazioni sull’azienda di Soru?

Questo è successo prima di rendermi conto che non ho mai votato per Veltroni e che non è il mio candidato. E non perché ci fosse davvero qualcuno di migliore, la rappresentanza ideale non esiste. Veltroni ha provato, ma a fare cosa?

Manifesti usati da Veltroni in campagna elettorale

Ha provato a far uscire il paese dalla spirale del protagonismo di Berlusconi, con la faccenda del “principale esponente dello schieramento avverso”; se per questo scopo avesse trovato l’accordo col principale esponente dell’editoria italiana, cioè Berlusconi, magari ci sarebbe riuscito; peccato che non fosse d’accordo.

Ha provato a entusiasmare il popolo, facendo risuonare gli echi dello stesso cambiamento che trionfava negli Stati Uniti; e di questo lo ringrazio: mi ha mostrato che non bastano delle emozionanti parole per emozionare le persone. Se lì è successo, mentre qui abbiamo plebisciti in favore del più medio degli italiani, non credo sia colpa del popolo. Non credo alle storie sulle popolazioni più o meno inclini a subire l’ascesa di una dittatura. Veltroni ha parlato, ma si è fermato lì — non ha rinnovato, non ha stupito, non è nuovo.

Ha provato a convincerci che lo era, con un’immagine pubblica di intellettuale cosmopolita, ma non ha capito che l’Italia ha bisogno che qualcuno le dia una visione, la visione di un’Italia senza furbizie, senza privilegi, senza favoritismi e integralismi. E che agisca di conseguenza, con credibilità. Veltroni avrebbe potuto essere credibile — ha ricevuto un mandato con una maggioranza larghissima, grazie alle sue parole. Certo, gli sarebbe costato molte amicizie, e avrebbe potuto fallire comunque, ma almeno ci avrebbe provato davvero. E c’è chi, nel suo piccolo, lo sta facendo. Non è impossibile, e lo sarebbe stato ancora meno partendo dal largo consenso che Veltroni aveva.

Prima di concludere, volevo segnalare un paio ci argomenti. Il primo, riguarda l’onestà in questo paese. Il caso Mills, scomparso da giorni su importanti testate quali Libero e il Giornale, è ricomparso in un trafiletto su Repubblica.it grazie al fatto che Berlusconi stesso si dice non preoccupato.

Il secondo, è l’ulteriore intervento a gamba tesa di questo governo nel sociale. In breve, la legge sul testamento biologico approvata in Commissione consente di dichiarare le proprie volontà in caso di stato vegetativo, solo che tale dichiarazione va fatta davanti a un notaio e rinnovata ogni tre anni. Ma non preoccupatevi, non dovrete andarci in quanto dal resto della legge risulta l’inutilità di questa dichiarazione: non servirà a impedire il prolungarsi di un vano sostentamento artificiale, esplicitamente proibito. Allora, cosa ci si potrà scrivere? La disponibilità o meno alla donazione degli organi (già possibile con un semplice documento in carta semplice), all’assistenza religiosa, a sottoporsi a cure “di carattere sproporzionato, futili, sperimentali, altamente invasive e invalidanti”, ma come detto con esplicita proibizione di eutanasia attiva o passiva. Beppino Englaro (la mia stima verso di lui è incalcolabile), dopo aver combattuto da solo una battaglia per tutti noi, ha deciso di non essere ancora stanco di essere insultato e ha aderito alla manifestazione di domani sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Non deve essere lasciato ancora solo.

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